Finalmente dopo tanti mesi torno a scrivere sul mio blog. Un’assenza giustificata poiché quest’anno ho accettato un incarico di supplenza come istitutrice nell’ Istituto Agrario Dionisio Anzilotti di Pescia. La scelta di lavorare in Toscana è dettata dal fatto che la figura dell’ educatore è considerata fondamentale per coadiuvare e sostenere la didattica al di là del ruolo specifico come nel caso del convitto.
Fare la pendolare mi ha giovato
Sembra assurdo ma è così, la condizione di lavoratrice pendolare mi ha permesso di organizzarmi in diversi modi. In primis viaggiare mi ha aiutato a superare il momento difficile nel quale ci siamo ritrovati a causa del COVID-19. Quando sono stata convocata non ci ho pensato più di tanto. Non ho badato al fatto che dovevo spostarmi in un’altra Regione e, allo stesso tempo cambiare le mie abitudini di vita. La mia risposta è stata immediata e tale il desiderio di dire a me stessa che il cambiamento era necessario. Devo ammettere che mi ha convinto anche la sicurezza che mi trasmesso il coordinatore educativo Francesco Ladu nel propormi l’incarico.

Una villa immersa nel verde
L’Istituto è ubicato in una villa del settecento donata dalla famiglia Magnani per la creazione della Regia scuola pratica di Agricoltura voluta dal comune di Pescia. L’Istituto Tecnico Agrario viene istituito nel 1908 con i corsi di Agraria, Agroalimentare e Agroindustria inaugurando un settore in forte espansione e specializzato. Una tradizione portata avanti negli anni con l’introduzione di corsi specifici e rispondenti alle esigenze del mercato che rilascia un titolo di studio in Perito Agrario o Tecnico Sanitario. Nell’Istituto è annesso un Convitto che permette agli studenti provenienti da lontano di soggiornare l’intera settimana dietro il pagamento di una retta. I ragazzi usufruiscono inoltre di ore di studio seguiti dagli educatori. Per le ragazze e i ragazzi frequentanti la scuola è attivo un servizio di Semiconvitto.
Le nostre attività educative
Il mio gruppo di lavoro é stato fantastico! A parte i due coordinatori di ruolo (Ladu e Maddalena Lo Fiego ) eravamo tutte a supplire. Il team è stato ben coordinato da Francesco e Maddalena sia da un punto di vista di turni sia da un punto di vista umano. Quest’ultimo aspetto non è da trascurare se consideriamo le innumerevoli difficoltà incontrate fino all’ultimo momento causa quarantene, positività e tutto il resto. Non è stato semplice credetemi. La paura non ci ha mai abbandonati, ma nonostante tutto avevano un obiettivo ed era quello di portare in porto la nave.
I nostri ragazzi prima di tutto
I nostri ragazzi hanno dovuto subire troppi cambiamenti e adattamenti in questo periodo. Tutto ciò che per loro doveva essere un momento di crescita, condivisione e socializzazione si è rivelato un incubo. Le nostre giornate sono state scandite anche da momenti di tensione, di decisioni da prendere al volo a volte anche in assenza di scelte condivise con la dirigenza. Insomma un doppio peso: da un lato i turni dall’altro i nostri adolescenti alle prese con DAD, attività in presenza e la loro vita non vita. Il Convitto é formativo. I ragazzi percepiscono il primo distacco dal nido familiare e imparano ad essere più autonomi. Le relazioni con i pari diventano significative e spontanee. Gli educatori rappresentano un punto di riferimento importante e indicativo durante tutto l’anno scolastico.
Attività all’aperto

I momenti più belli sono state le attività all’aperto
I nostri alunni hanno avuto la fortuna di svolgere attività all’aperto non solo per i laboratori di agraria, ma anche e soprattuto per momenti di svago e ricreazione. Essendo la scuola un’azienda agraria, i ragazzi e le ragazze hanno modo di esperire direttamente l’attività di loro interesse attraverso strumenti e spazi a loro dedicati. Infatti molti studenti hanno scelto questo istituto perché appassionati e già conoscitori esperti della materia.
Le nostre riunioni online
Non sono mancate le riunioni online tra educatori, necessaire per mantenere una continuità educativa coerente ed efficace. Ciascuno di noi ha contribuito con la propria professionalità ad arricchire la relazione con ogni alunno. Sono stati momenti intensi e costruttivi anche per noi adulti che non smettiamo mai di metterci a confronto con una generazione che cambia troppo in fretta. I punti critici di questi adolescenti sono tanti, ma dobbiamo fare il possibile per restituire un valore alla persona e questo è compito dell’educazione. Chi mi segue conosce il mio pensiero a riguardo. La mia felicità è stata proprio quella di essere affiancata da colleghe che hanno la mia stessa formazione e con le quali non ho mai dovuto chiarire posizioni e decisioni. Il nostro lavoro è stato svolto in modo sinergico e condiviso dallo stesso amore per la pedagogia. Una vera fortuna non credete?

Lei è la dottoressa Giulia Petri la super organizzata del gruppo che insieme alla collega Laura Porcu hanno fatto ( senza molti mezzi) l’ impossibile per offrire ai convittori attività extra scolastiche senza rischi per il COVID.
Le mie brave e belle colleghe

Noi educatrici ci siamo congedate dal lavoro trascorrendo una serata insieme per salutarci e fare un bilancio di quest’anno scolastico difficile e imprevedibile. L’incontro con le mie colleghe è stato costruttivo. Un’esperienza lavorativa che porterò sempre con me perché sono persone splendide che posseggono una grande forza emotiva necessaria in questo lavoro di cura. L’educatore svolge un lavoro delicato se così lo si vuole definire e non è una figura occasionale. Al contrario bisognerebbe dargli più valore e rispetto per l’impegno profuso e la grande responsabilità di formare e forgiare personalità in evoluzione. In proposito vi lascio con un estratto dell’intervista fatta a Alessandro Bergonzoni in occasione di un evento sociale nel 2016. Credo che non devo aggiungere altro, ma lasciarvi ad una semplice riflessione.
« L’ educatore che vorrei é un educatore che fa un altro tipo di formazione. Fa una formazione interiore poi ulteriore poi esteriore. E’ un educatore che fa capire che non esiste solo l’esperibile ma anche l’invisibile, che non esiste solo la scienza ma anche la coscienza. E che bisogna cominciare ad allargare: io lo chiamo “voto di vastità”.Per diventare educatori bisogna aver bisogno non di successo ma di far succedere, non di essere avvenenti ma di far avvenire. Questo è un tema spirituale, anche metafisico, devi cambiare non mi far dire cultura o valori ma frequenza. Per me è una questione quantistica, di onde. Se tu emani determinate onde, puoi cambiare e muovere quello che vuoi…»
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Sempre piacevole leggere Natascia Caccavale! E come non essere d’accordo con la sua idea di educazione e di vicinanza con i giovani? Importante anche la relazione costruttiva tra colleghi….direi fondamentale….ma non scontata.